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Macrolibrarsi.it presenta il LIBRO: Il Cioccolato che fa Bene - David Wolfe, Shazzie

domenica 18 novembre 2012

Squikki e il cioccolato

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Squikki era un piccolo elefantino che viveva nella giungla africana assieme a tutta la sua famiglia. Mamma elefante, Papà elefante, Nonni elefanti, Zii elefanti ... insomma un gran bel mucchio di elefanti!
La sua vita era piuttosto monotona, al mattino quando si svegliava Mamma elefante lo portava alla pozza d’acqua dove gli faceva una bella doccia spruzzandolo tutto d’acqua, poi si rotolava un pochino nel fango e nella polvere per asciugarsi e profumarsi, proprio come a voi cuccioli d’uomo la mamma mette il borotalco.
Bello pulito e profumato andava a far merenda! Passeggiando qua e la sgranocchiava foglie, frutta, qualche piccolo arbusto... 
Qualche ora per aver la pancia bella piena, perchè Squikki è si un piccolo elefante, ma pur sempre un elefante, e quindi la sua pancia è bella grande da riempire!
Finita la colazione, tutte le mattine, Squikki va alla scuola della savana!
Ci vanno tutti, ma proprio tutti gli animali della giungla, ma i migliori amici di Squikki sono: la scimmia Lolli, il leone Ron, l’ippopotamo Poppi e la farfalla Marì.
Una mattina la maestra Giraffa decise di spiegare durante la lezione di scienze che cos’è il Cioccolato!!!
Ragazzi cose da leccarsi i baffi!!!
Infatti sembra proprio che esista un albero bellissimo, cresce in sud America e fa dei frutti che si chiamano con un nome strano “cabosse”, hanno la forma allungata e sono piuttosto grandi. Una volta aperto questo frutto strano, dentro ci sono dei semi e proprio questi semi sono quelli di Cacao!!!
Squikki ed i suoi amici non avevano mai, ma davvero mai mangiato cioccolata, ma dal racconto della maestra sembrava davvero una cosa deliziosa!
Tornando a casa da scuola i ragazzi non facevano che parlare di cioccolato:

- Ma secondo voi il cioccolato ha il gusto delle foglie? chiese Squikki,
- No secondo me ha più il gusto dell’acqua fresca. Disse Poppi
- Secondo me è duro come la corteccia. Disse Lolli
- Io credo che il cioccolato non esista veramente. Disse Marì che era la pessimista del gruppo!

Ed in fine Ron il leone, che si sa bene che i leoni sono molto coraggiosi disse:
 - Io credo che l’unico modo per scoprirlo sia quello di assaggiarlo!
Detto fatto!  Tutti erano d’accordo! Ma come potevano fare i nostri amici per mangiare il cioccolato? In Africa non crescono gli alberi del cacao. 
Pensarono di chiedere aiuto all’animale che più aveva viaggiato in tutta l’Africa: Nonna elefante.
Nonna elefante era vecchissima, ma davvero vecchissima e nella sua vita aveva viaggiato tanto, non solo in tutta l’Africa, ma una volta, quando era giovane aveva lavorato in un circo e aveva visto tutto il mondo!
Così  Nonna elefante spiegò ai ragazzi che per assaggiare il miglior cioccolato di tutto il mondo dovevano andare alla Cioccolateria Veneziana, da Simone e Francesco! Il viaggio era lungo, ma il cioccolato valeva la pena!
I ragazzi erano entusiasti di questa avventura golosa e chiesero a Nonna elefante di accompagnarli.
Nonna elefante era vecchia vecchissima, ma era ancora capace di camminare molto e di divertirsi con tutti i suoi nipotini e quindi fu ben felice di accompagnarli.
Camminarono e camminarono, poi camminarono e camminarono, perchè l’Africa è molto lontana da San Donà di Piave, poi camminarono e camminarono, ma qualche giorno dopo finalmente arrivarono. 
Non vi dico neanche la faccia di Francesco e Simone quando si videro arrivare questa bella e allegra compagnia di animali! Non potevano davvero immaginare che avessero fatto tanta strada per assaggiare il Cioccolato e naturalmente furono felicissimi di avere questi nuovi amici!
Francesco e Simone rimpinzarono i loro nuovi amici di tutte le loro goloserie: cremini, barrette di cioccolato, cioccolato alla frutta, e di tutto un po’...

- Caspita che bontà. Disse Lolli la scimmia
- Delizioso. Disse Ron con i baffoni da leone tutti sporchi di cioccolato
- Io non ho mai mangiato niente di così buono. Disse Marì la farfalla tutta entusiasta.

Poppi non riusciva neanche a parlare da quanto era assorto nel mangiare la sua tavoletta di cioccolato al pistacchio!
E Squikki era felicissimo perchè aveva vissuto quella fantastica avventura con i suoi amici e perchè il cioccolato lo rendeva felice!
Dopo essersi ben rimpinzati i nostri amici animali salutarono e ringraziarono Simone e Francesco e tornarono a casa felici.
Ma anche Francesco e Simone erano entusiasti di aver conosciuto Squikki, Lolli, Poppi, Ron e Marì e così da quel giorno per ricordarsi sempre dei loro nuovi amici decisero di fare dei bellissimi lecca lecca di cioccolato per i cuccioli d’uomo con le facce dei loro amici animai.



Ps. Questa storia l'ho scritta per un amico carissimo che ha da poco inaugurato il suo nuovo sito http://www.cioccolateriaveneziana.it vi assicuro che il cioccolato è eccezionale, e la storia è VERAAAAAA!!!! :-)

martedì 8 novembre 2011

IL LUPO E I SETTE CAPRETTI

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C'era una volta una mamma capra, che aveva sette figli caprettini, e naturalmente voleva a tutti loro un gran bene. Un giorno però si trovò con la dispensa vuota e quindi si trovò costretta ad andare a far provviste per la cena; li chiamò tutti e sette e disse: “Piccini miei, devo andare nel bosco; guardatevi dal lupo; se viene, vi mangia tutti in un boccone. Quel furfante spesso si traveste, ma lo riconoscerete subito dalla voce rauca e dalle zampe nere.” I caprettini dissero: “Staremo ben attenti, vai tranquilla mamma.” La capra si avviò fiduciosa. Poco dopo, qualcuno bussò alla porta, gridando: “Aprite, cari piccini; c'è qui la vostra mamma, che vi ha portato un regalo per ciascuno.” Ma, dalla voce rauca, i caprettini capirono che era il lupo. “Non apriamo,” dissero, “ tu non sei la nostra mamma; la mamma ha una vocina dolce, la tua è rauca; tu sei il lupo.” Allora il lupo andò da un bottegaio e comprò un grosso pezzo di creta; lo mangiò e così s'addolci la voce. Poi tornò, bussò alla porta e gridò: “Aprite, cari piccini, c'è la vostra mamma, che vi ha portato un regalo per ciascuno.” Ma aveva appoggiato alla finestra la sua zampa nera; i piccini la videro e gridarono: “Non apriamo; la nostra mamma non ha le zampe nere come te: tu sei il lupo.” Allora il lupo corse da un fornaio e gli disse: “Mi son fatto male al piede, spalmaci sopra un po' di pasta.” E quando il fornaio gli ebbe spalmato la zampa, corse dal mugnaio e gli disse: “Spargimi sulla zampa un po' di farina bianca.” Il mugnaio pensò: Il lupo vuole ingannare qualcuno, e rifiutò; ma il lupo disse: “Se non lo fai, ti mangio.” Allora il mugnaio ebbe paura e gli imbiancò la zampa. Ora il briccone andò per la terza volta alla casa dei capretti, bussò e disse: “Apritemi, piccini; la vostra cara mammina è tornata dal bosco e vi ha portato un regalo per ciascuno.” I caprettini gridarono: “Prima facci vedere la zampa, perché sappiamo se tu sei la nostra cara mammina.” Allora il lupo mise la zampa sulla finestra, e quando essi videro che era bianca credettero tutto vero quel che diceva e aprirono la porta. Ma fu il lupo a entrare. I capretti si spaventarono e cercarono di nascondersi. Il primo saltò sotto il tavolo, il secondo nel letto, il terzo nella stufa, il quarto in cucina, il quinto nell'armadio, il sesto sotto al lavandino, il settimo nella cassa dell'orologio a pendolo. Ma il lupo li trovò tutti e non fece complimenti: li ingoiò l'un dopo l'altro; ma l'ultimo, dentro la cassa dell'orologio, non lo trovò. Quando fu sazio, il lupo se ne andò, si sdraiò sotto un albero sul verde prato e si mise a dormire. Poco dopo mamma capra tornò dal bosco. Ah, cosa le toccò vedere! La porta di casa era spalancata, tavola sedie e panche erano rovesciate, il lavandino era in pezzi, coperta e cuscini strappati dal letto. Cercò i suoi piccoli, ma non riuscì a trovarli da nessuna parte. Li chiamò per nome, l'un dopo l'altro, ma nessuno rispose. Finalmente, quando chiamò il più piccolo, una vocina gridò: “Mamma, sono nascosto nella cassa dell'orologio.” Lo tirò fuori ed egli le raccontò che era venuto il lupo e aveva divorato tutti gli altri. Pensate come pianse per i suoi poveri piccini! Alla fine uscì tutt'afflitta e il caprettino più piccolo corse fuori con lei. Quando arrivò nel prato, ecco il lupo sdraiato sotto l'albero, e russava tanto da far tremare i rami. L'osservò da tutte le parti e notò che nella pancia rigonfia qualcosa si moveva e si dimenava. “Ah, Dio mio,” pensò, “che siano ancor vivi i miei poveri piccini, che il lupo ha divorato per cena?” Disse al capretto di correre a casa e di prendere forbici, ago e filo. Poi tagliò la pancia del mostro; e al primo taglio, un capretto mise fuori la testa, poi, via via che tagliava, saltaron fuori tutti e sei ed erano tutti vivi e stavano benone; perché il mostro per ingordigia li aveva ingoiati interi. Che gioia fu quella! Si strinsero alla loro cara mamma e saltellavano tutti contenti. Ma la vecchia disse: “Andate, ora; e cercate delle pietre da riempir la pancia a questo dannato prima che si desti.” Allora i sette caprettini trascinarono in gran fretta le pietre e ne cacciarono in quella pancia quante ne poterono portare. Poi la vecchia la ricucì in un baleno, sicché il lupo non se ne accorse e non si mosse neppure.Finalmente, quando ebbe fatto una bella dormita, il lupo si alzò, e perché le pietre nello stomaco gli davano una gran sete, volle andare a una fontana. Ma quando cominciò a muoversi, le pietre si misero a cozzare nella pancia con gran fracasso. Allora gridò:
“Romba e rimbomba nella mia pancia credevo fossero sei caprettini, sono pietroni belli e buoni.”E quando arrivò alla fontana e si chinò sull'acqua per bere, il peso delle pietre lo tirò giù, e affogò. A quella vista i sette capretti vennero di corsa, gridando: “Il lupo è morto! il lupo è morto!” E con la loro mamma ballarono di gioia intorno alla fontana. E fecero una gran festa assieme a tutti gli altri abitanti del paese!

domenica 23 ottobre 2011

Il gatto con gli stivali (reiterpretazione moderna)

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C'era una volta un vecchio mugnaio che aveva tre figli, un asino, un gatto soriano e nemmeno un euro. La Vecchiaia le fatiche del lavoro e la crisi avevano logorato il corpo e la mente del mugnaio, tanto è vero che, giunto alla fine dei suoi giorni, divise i suoi averi tra i figlioli: - Al primo Arduino, lascio il mulino; al secondo, Alvaro, il somaro; e per te, Germano, non ho che il gatto.- Arduino ed Alvaro erano felici: - Io con il mio mulino e tu con il tuo somaro faremo società con servizio di consegna del macinato al domicilio dei clienti e al panificio. Deventeremo ricchi! - Rimasto solo, Germano, diede un'occhiata al gatto e si grattò la testa: - Io - gli disse - lo so che sei un buon gatto e ti voglio bene. Ma se davvero sei furbo come dicono, taglia subito la corda e lasciami solo con la mia miseria. Con quel che so fare io posso garantirti soltanto tre cose: freddo d'inverno, caldo d'estate e fame tutto l'anno. - Il gatto che fino a quel momento non aveva mai detto una parola a nessuno, come d'altronde fanno tutti i gatti, gli strizzò l'occhio e cominciò a parlare: - Tu caro mio, devi solo fare due cose, procurarmi un paio di stivali ed affidarti al mio ingegno; altro che fame! Fra tre mesi saremo ricchissimi! - Il giovanotto, tutt'altro che convinto, fece spallucce e gli diede una lisciatina sulla groppa: - E bravo gatto! - esclamò - Allora sai anche parlare, in realtà pensava di aver lasciato accesa la TV, perchè un gatto che parla non si era mai visto, ma decise di buon grado di assecondare quella fantasia, tanto era disoccupato e quel giorno non aveva niente da fare! - Il bisogno aguzza l'ingegno e scioglie la lingua anche ai gatti - rispose la bestiola. Faceva abbastanza caldo e Germano, senza ribattere parola, portò il suo giubbotto in uno di quei negozi che vendono cose di seconda mano e col ricavato comprò gli stivali al gatto e si sdraiò all'ombra, con le dita intrecciate dietro la nuca ad aspettare gli eventi. Il gatto, grande cacciatore, si mise subito al lavoro e meno di un'ora dopo stringeva tra le grinfie un bel leprotto. Senza perdere tempo, con il suo leprotto in sacco, andò e si presenal palazzo dal Re. Si prosternò ai piedi del trono e tirò fuori la lepre gridando: - Ecco Maestà: mi invia il mio signore e padrone, il Marchese di Carabas, con questo piccolo omaggio destinato al reale pasto...- Al Re che era un buon gustaio, non parve vero accettare il dono; ma chi era quel simpatico Marchese, mai sentito nominare? Boh! Anche sua figlia, la principessa Isabella era rimasta bene impressionata dalle parole del gatto. Il quale intanto, era già fuori a procurare un po' di cena per sé e per il padrone. E la mattina dopo, all'ora giusta, eccolo di nuovo a Corte, stavolta con quattro favolosi fagiani dorati: - Ti porto, o Sire, un modesto omaggio del mio signore e padrone, il Marchese di Carabas, per i reali arrosti. E il Re, a sfogliare facebook della Nobiltà nella vana ricerca di quello sconosciuto Marchese. E la bella Isabella, a sognare a occhi aperti un possibile matrimonio con un così generoso e sollecito suddito. Insomma, per farla corta, tutte le mattine per più di un mese, si ripeté a Corte la medesima scena del gatto con gli stivali che porta gustosissimi messaggi da parte del Marchese di Carabas, suo signore e padrone, in effetti il Re si era anche un po' ingrassato per tutti quei manicaretti, ma tutto sommato risolveva facendo qualche corsa sulla sua bici da camera. Venne luglio, gran calura e grano maturo nei campi. Una mattina il gatto sapendo che il Re sarebbe uscito con la figlia per fare un giro rinfrescante sulla carrozza dorata, svegliò presto il padrone che dormiva sotto un pino e , tutto eccitato, gli gridò: - Presto, presto, padroncino, spogliatevi dei vostri stracci e immergetevi nel l'aghetto tra poco passerà di qui la Ferrari reale! - Ma io non so nuotare!- ribatté Germano allibito. - E via! - rispose il Gatto - Sapete bene che nel laghetto non c'è più di mezzo metro di acqua. Anzi dovete starvene seduto tenendo fuori solo la testa, perché nella vettura c'è anche la principessa Isabella. Poi corse incontro alla carrozza Reale e cominciò a gemere, a sbracciarsi, a chiedere aiuto: - Vi prego, Maestà, fate soccorrere il Marchese di Carabas, mio signore e padrone!... Alcuni malviventi lo hanno spogliato dei preziosi abiti e lo hanno buttato ad annegare nel lago. Il Re figurarsi, mandò subito paggi, coppieri, maggiordomi, ciambellani, consiglieri e tutta la cianfrusaglia del suo seguito al soccorso del suddito più generoso e nobile del regno, mentre due corrieri a cavallo, partivano verso la Reggia per prendere dal guardaroba reale il più sontuoso abito che potessero trovare. Isabella stava per svenire; ma quando le presentarono il famoso Marchese tutto in ghingheri negli abiti reali, vedendolo così giovane, ben fatto e bello, se ne innamorò in un battibaleno e giurò a se stessa che ne avrebbe fatto il suo sposo. Il giovane salvato dalle acque, ringraziò Sua Maestà, rese omaggio alla regale figlia e prese posto nella Ferrari, che essendo reale era un po' più spaziosa del solito e aveva circa 10 posti a sedere, che proseguì il viaggio. Ma il gatto con gli stivali già la precedeva da parecchio. E lungo la strada ogni volta che incontrava dei contadini al lavoro nei campi, gridava loro, con voce insinuante: - Ehi buona gente, tra poco passerà la Ferrari del Re; se vi domanderanno di chi è questa terra rispondete che è del Marchese di Carabas ... Non avrete da pentirvene... - E infatti, arrivata la macchina, il Re si affacciava a chiedere: - Ma di chi è questa bella terra! - e i contadini, con un inchino: - E' del Marchese di Carabas, Sire. E il gatto avanti. Finalmente la bestiola arrivò al castello dell'Orco Ezechiele che era anche il padrone delle terre intorno, e chiese d'essere ricevuto. Eccolo dunque dinanzi all'Orco. Gran riverenza, destinato a solleticare la vanità del mostro. Infine l'ingenua domanda: - Ma è proprio vero Signor Orco, che lei è capace di trasformarsi in qualsiasi animale vivente?... C'è chi dice di si e chi dice di no. - L'Orco sbottò in una gran risata: - Vorrei proprio vedere chi dice di no! Guarda! - e dinanzi al misero gatto, mezzo morto di paura, ecco ergersi al posto dell'Orco un enorme leone. - Ba... Ba... basta! - gemé il Gatto - Son più che convinto e vedo benissimo che un orco grosso come lei può trasformarsi in un leone altrettanto grosso. Ma non avrebbe, nel suo catalogo di trasformazioni, qualcosa su scala ridotta? Sarebbe, per esempio, capace di diventare un piccolo topo di campagna?.. Altra sonora risata dell'Orcaccio ed ecco sulla gran poltrona saltellare un piccolissimo topino. Il gatto che non aspettava altro, gli fu addosso in un lampo e ... se lo divorò in due bocconi: si sa' d'altronde che i gatti questo fanno, cioè mangiano i topi. Poi la nostra furbissima bestiola si volse a tutta la servitù con occhi dolci: - Tra poco - gridò - giungerà al castello la vettura rossa con il Re e il vostro nuovo padrone. Voglio che sian ricevuti con tutti gli onori e con un gran pranzo di gala. Insomma: quello stesso giorno furono anche decise le nozze tra Germano e Isabella. E il gatto? Oh, per se non volle quasi niente! Si tolse per sempre gli scomodi stivaloni, non rivolse mai più la parola a nessuno e tornò al suo mestiere di gatto di buona famiglia.

lunedì 22 febbraio 2010

Quando si diventa grandi! -Ogni momento è buono per buttare il ciuccio-

Quando si diventa grandi?

Ogni momento è buono per buttare il ciuccio?


La mamma dice proprio di si!!!!


Così eccoci con la storia per l'occasione:


Il piccolo Bambino un giorno decise di buttare il ciuccio: buttarlo nella spazzatura per SEMPRE!

La mamma decise che era proprio il caso di assecondare questa novità e così aprì il cestino della spazzatura, accompagnò il suo coraggioso Bambino piena di orgoglio e Via! Il ciuccio Via per sempre! Affinchè non ci fossero ripensamenti Mamma e Bambino Coraggioso presero il sacchetto dal cestino, lo legarono ben stretto e lo portarono fuori, lontano lontano nel bidone della raccolta differenziata!

Bene! Missione compiuta!

Ma dopo alcune ore Bambino Coraggioso... non era più tanto coraggioso e iniziò ad avere qualche ripensamento, che presto diventò un grande ripensamento! Tanto che in breve tempo Bambino Coraggioso si trasformò in Bambino Disperato Urlante!

Anche la mamma era un po' disperata, ma non si perse d'animo, prese tra le braccia il suo dolce Bambino Disperato Urlante e raccontò:

"Esiste un'isola bellissima e piena si sole e di giochi, dove i ciucci che non vengono più ciucciati dai bambini vivono felici e contenti!

Infatti quando i bambini diventano grandi, anche i loro denti diventano grandi! E i ciucci sono disperatissimi perchè mentre ciucciano i bambini li graffiano e mordicchiano! Così quando finalmente vengono buttati i ciucci sono felici e vivono tutti insieme nell'isola dei ciucci!"

Bambino Disperato e Urlante si trasformò allora in Bambino Orgoglioso di se' e decise che non era più il caso di piangere! E da quel momento Bambino visse felice e contento senza ciuccio e Ciuccio visse felice e contento senza Bambino!

martedì 29 dicembre 2009

IL SOLE D'INVERNO



A tutti i bambini piace stare al sole, ma si sa' che d'inverno il sole non è proprio caldissimo.


E allora come fare?
Mamma e papà hanno allora deciso che quest'anno il sole sarebbe stato più caldo e più "soleggiato"! Hanno caricato i bambini su un aereo blu e li hanno portati in un posto bellissimo!
Quindi le storie di Storie della Buonanotte sono state sospese per un po'! Ma tra poco riprenderanno!!!!
w il mare! w il sole!


sabato 24 ottobre 2009

LA FIABA PIU' BELLA

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C'era una volta una fiaba bellissima, che non era mai stata scritta.

Parlava di fate, di cavalieri, di castelli incantati e di magie.

I nonni e i nonni dei loro nonni la raccontavano da migliaia di anni sempre uguale, ma ogni folta un po' più magica e un po' più divertente, ma la fiaba non era mai stata scritta!

Così quando la si voleva ascoltare tutto andava bene, ma nessuno la poteva leggere e quindi quando si trattava di decidere la fiaba più bella, questa arrivava sempre per seconda! Perchè nessuno l'aveva mai scritta!

Un bambino molto sensibile era davvero dispiaciuto per questo fatto, ma lui non sapeva scrivere! Era ancora piccolo e non aveva ancora imparato! Ma sapeva fare dei disegni davvero bellissimi, così prese carta e colori e si mise a disegnare!!!!

Iniziò col tracciare qualche timida riga sul foglio di carta, ma poi colore dopo colore, foglio dopo foglio finì che il bambino dipinse un intero libro illustrato che narrava con le immagini tutta la fiaba!

Ed era così bella ma così bella e i disegni coì colorati ma così colorati che da quel giorno quella fiaba divenne senza alcun dubbio la fiaba più bella di tutte!

martedì 8 settembre 2009

IL PULCINO non vuole fare LA NANNA!

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C'era una volta un pulcino che viveva con la sua mamma e i suoi fratellini nel pollaio.

Il pulcino era davvero bellissimo! E molto molto ma veramente molto agitato! Mentre i suoi fratellini mangiavano il becchime nell'aia lui faceva cose pericolosissime! Come ad esempio quella volta che aveva beccato la coda del gatto, o come quella volta che aveva deciso di saltare giù dal tetto del pollaio, o come quella volta che incuriosito dal rumore era entrato nella lavatrice della padrona di casa!!!! Insomma la verità era che mamma chioccia era davvero disperata! E stava sempre in tensione guardando a destra e a manca per vedere quale malanno stesse combinando il suo pulcino!
Così una sera la mamma chioccia era davvero molto, ma molto stanca perchè il pulcino aveva combinato un sacco di guai quel giorno. Quando furono le cinque e mezza del pomeriggio (perchè si sa' che le galline vanno a letto presto!) la mamma radunò tutti i pulcini, mise loro il pigiamino e .... il pulcino birichino non voleva dormire! -No, no,no mamma non voglio dormire! Non ho sonno! Voglio giocare ancora!
La mamma era davvero disperata! Lo prese tra le ali e lo cullò dolcemente come quando era appena nato e gli raccontò una bella storia e poi gli cantò la sua ninna nanna preferita!
Buona notte pulcino!